Non si può certo negare che l’economia internazionale stia attraversando un periodo particolarmente difficile e che ognuno di noi si ritrovi a fare i conti con l’incertezza e la preoccupazione.
Il continuo rimbalzare da un mass media all’altro della parola “recessione” non ci aiuta certo a dormire sonni tranquilli e chi, come me, si occupa di marketing, si è ormai reso conto che tutti i mezzi di comunicazione sono stati colpiti dal fenomeno regressivo e che il processo di riduzione degli investimenti è inesorabile.
Valutare attentamente la debolezza attuale dei mercati e agire con prudenza non significa necessariamente ridurre le politiche di comunicazione e marketing a puro istinto di conservazione: al contrario proprio una strategia di marketing vincente è in grado di contrastare gli effetti negativi di questa difficile fase economica.
2000 anni fa i cinesi hanno coniato l’ideogramma “crisi”, che si compone di altri due: rischio e opportunità.
Le aziende che hanno coraggio, che hanno una mente sufficientemente aperta da vedere anche in questo momento economico una grande opportunità di ridefinizione e riproposizione, hanno la possibilità di ottenere grandi successi.
Come?
Facendo rumore, insistendo con la pubblicità tradizionale e non, ma soprattutto “non”.
Internet è sicuramente l’ambito più interessante per avviare una vera politica di trasformazione della comunicazione d’impresa.
E’ necessario sviluppare una forte presenza online: la visibilità è fondamentale in un momento in cui gli utenti utilizzano sempre di più il Web per trovare le aziende, e la visibilità online è più economica di qualunque altra forma pubblicitaria.
E’ il momento di puntare sulle campagne Web a basso costo e sugli strumenti 2.0, dal blog al social networking.
Ed è in particolar modo il momento di puntare sul passaparola, ad oggi lo strumento più efficace per promuovere prodotti e servizi, che trova nel Web 2.0 terreno particolarmente fertile.
Proprio nei momenti di difficoltà le dinamiche innovatrici sono quelle che riescono ad attecchire meglio. Non è un caso che ultimamente si stiano moltiplicando anche in Italia le operazioni di Guerrilla Marketing.
Guardate questa campagna degli attivisti dell’associazione Terra per protestare contro l’ostruzionismo del governo al taglio delle emissioni di gas serra.
Guardate il sito Internet di questo studio di comunicazione.
Guardate questo Blog costituito unicamente da immagini di brokers sconsolati.
Nei momenti difficili vince l’innovazione.
In ogni momento vince la creatività.
Non per dire, ma crisi deriva dal greco krisis , che significa semplicemente scelta. E’ la nostra cultura che ha caricato (infantilmente) di significati nefasti quella parola.
il blog sui brokers è geniale…. internet ha di bello che ogni cosa succeda, anche la più disastrosa, ci si può ridere su
sono assolutamente d’accordo su tutta la linea. è un bellissimo post e dovrebbe far riflettere…. troppe aziende in questo momento smettono di investire e chi continua a farlo spesso lo fa in forme pubblicitarie tradizionali e assolutamente inefficaci.
lavoro in uno studio di comunicazione e posso affermare che per le aziende investire in marketing e comunicazione è pura teoria. sanno di doverlo fare ma non lo fanno, perchè i soldi sono sempre meno e quelli da investire in visibilità sono i primi che vengono a mancare.
La discussione sulla nuova economia delle conoscenza, diventa sempre più significativamente focalizzata sul cambiamento mentale necessario a generare una classe dirigente, capace di modificare la struttura delle economia dell’ era della informazione, nella quale in valore aggiunto alla produzione di beni materiali, in epoca consumistica, e’ stato diretto da il sistema reclamistico,mutandola in quelle futura delle economia della conoscenza, nella quale la necessita di ridurre i costi e di riconvertire le risorse nel rispetto dell’ ambiente si fonda su un sistema di “networking digitale di impresa e ricerca”.
La scelta digitale e’ infatti altamente strategica sia perche’ puo abbattere i costi di ogni impresa pubblica e privata “paper-less”, migliorando la catalogazione e la memorizzazione dei documenti , inoltre consente di migliorare le relazioni di comunicazione nei network di impresa tra ricerca e produzione sulla base del trasferimento di tecnologie abilitanti la” inn-ovazione”, ed infine perche’ pemette la riqualificazione ed aggiornamento a distanza di dirigenti , consulenti ed “opinion makers”ecc.., con metodi di job-learning finalizzati a modificare gli orientamenti sociali ed economici disastrosi che hanno generato la crisi di sistema della contemporanea societa’ della “dis-informazione”, orientata dai mass media della carta stampata e della TV commerciale.
Il crollo di fiducia del modello speculativo, che ha reso auto-evidente l’ impotenza di una economia finanziaria finalizzata esclusivamente al lucro che sta generando il crack della globalizzazione gestita da flussi di capitali azionari derivati e da una dirigenza economica e politica avida e spregiudicata , richide oggi un serio e cosciente impegno intellettuale, teso a generare una rapida metamorfosi della obsolescente societa industriale, in societa della conoscenza, mediata dal cambiamento del management socio-economico della nuova “CREATIVE-CLASS-NET”.
PAOLO MANZELLI
Paolo, non so se sono del tutto d’accordo. Il problema italiano non e’ quello di creare una classe dirigente capace…ma piuttosto quella di crearne una educata. La maggior parte dei nostri politici ha la licenza superiore, ed alcuni la laurea. Non mi sembra che nessuno abbia un dottorato. In aggiunta il ranking delle universita’ italiane e’ mediocre (nel times world ranking la prima e’ la Sapienza di Roma in posizione 197…ci sorpassano molte universita’ di paesi del terzo mondo…).
A confronto, la classe dirigente americana, inglese o francese viene quasi esclusivamente da Harward, Yale, Stanford, Oxford, Cambridge, Ecole Normal…tutte tra le prime 10. E la differenza purtroppo si vede. Ad esempio, Condoleza Rice (che ha un PhD in International Studies) e’ stata professore a Stanford e poi, sempre a Stanford, provost. Per lavoro ho contatti con i colleghi a Stanford, e per esperienza posso dire che i docenti sono tutti di prima classe.
Non a caso queste nuove idee di creative-class-net vegono da oltreoceano. Appunto da una classe dirigente preparata ad affrontare i problemi di un mondo globale, In Italia siamo ancora all’eta’ della pietra.
Ciao Pamela,
E’ molto interessante il tuo sito. Volevo parlare con te, ho dei dubbi nel mio campo di lavoro e mi piacerebbe avere un parere tuo a proposito di crise. Credo anche che la creatività è un elemento da valorizzare ancora di piu in questo momento.
Attendo il tuo riscontro e ti saluto augurandoti un 2010 forte e fiducioso.
Claudia Belchior