Adoro Enrico Mentana.
Ho appena finito di leggere “Passionaccia”, anzi, forse dovrei dire che ho appena finito di “divorarlo”. In particolare mi ha colpito uno stralcio nel quale Mentana racconta come funzionava una redazione negli anni 80.
“Quando ho cominciato a fare il giornalista televisivo le notizie si battevano alla macchina per scrivere su un “panino” composto di 6 fogli di carta e 5 di carta carbone. Così ogni testo era pronto in 6 copie. Una restava a me, una andava al caporedattore per le correzioni, una al direttore per il visto finale, una al giornalista che curava la messa in onda, una al regista e una al conduttore che l’avrebbe letta nel tg.
I comunicati delle agenzie venivano stampati dalle telescriventi su carta copiativa e distribuiti alle redazioni da alcuni inservienti.
Durante l’edizione principale del telegiornale il redattore più giovane (per molti anni io) era mandato nella sala delle agenzie, dove c’era un ticchettio continuo, per controllare le notizie dell’ultima ora. Se erano importanti bisognava correre dal caporedattore competente; se lui le riteneva degne di evidenza le si portava dal direttore; nel caso le approvasse si doveva salire in regia (al piano di sopra) e consegnarle al coordinatore della messa in onda, che al primo momento utile sarebbe entrato in studio per darle al conduttore.
Roba da Jurassic Park. Eppure mi sembrava di surfare sull’onda dell’innovazione: in 5 minuti la notizia poteva passare dalla telescrivente al telespettatore. Un quotidiano ci metteva una notte intera. E ce la mette ancora”.
Enrico Mentana, Passionaccia, Rizzoli.
con internet abbiamo smesso di fare le scale 🙂
almeno questi qui sapevano scrivere a macchina velocemente, noi battiamo sulla tastiera coi 2 indici e ci mettiamo un mese a scrivere 3 righe
oggi il giornalismo non esiste più e le agenzie le leggiamo su internet con buona pace di tutti
E’ un argomento che affronta anche Mentana:
“Un giovane oggi ha già la possibilità di conoscere con un click tutto quello che un giornalista gli racconterà su un dato episodio, ma quasi sempre quel giovane non vanta il background necessario per inquadrare e dare una profondità alle nozioni facilmente catturate in rete”.
Di sicuro è una professione che va ripensata, e questo un libro che va letto 🙂
il giornalismo è morto almeno nel senso comune e sono morti i giornalisti. si dovrenno ripensare eccome ma dimenticandosi gli stipendi stratosferici di quando andavano in tv o sui giornali perchè internet è un mezzo povero e diventeranno normali lavoratori come tutti. allora la vedremo davvero la passionaccia!