La candidata repubblicana alla vicepresidenza degli Stati Uniti, Sarah Palin, è stata vittima, qualche giorno fa, di un attacco informatico ai danni della sua casella di posta elettronica.
La Palin utilizzava un indirizzo email chiamato “gov_palin” creato su Yahoo Mail: secondo quanto è stato reso noto dallo stesso hacker responsabile dell’attacco, gli sono bastati 45 minuti per ottenere l’accesso alla casella e resettarne la password attraverso poche semplici operazioni, come effettuare alcune ricerche su Google e utilizzare i dati personali della Palin, tra i quali la data di nascita e il codice postale.
Il vero scandalo riguarda il fatto che, da quanto emerso, la Palin facesse uso del proprio account Yahoo per questioni governative: le sue mail sono state inoltrate al sito Wikileaks.org, nato sul modello di Wikipedia e specializzato nella pubblicazione di documenti ufficiali riservati, che le ha immediatamente messe online.
Il problema della privacy è particolarmente sentito in questo momento, soprattutto in seguito alla grande polemica relativa al lancio di Google Chrome (che violerebbe la privacy raccogliendo informazioni sulle abitudini e le attività dei navigatori) e ci si chiede come i grandi gestori di email, da Google a Microsoft a (appunto) Yahoo tutelino il loro immenso database di utenti.
La questione però non è solo la debolezza della protezione di queste email ma il livello di intelligenza delle persone che le utilizzano: non è infatti ammissibile che si facciano gli interessi dello Stato dell’Alaska usando un account Yahoo privato.
Tra l’altro Sarah Palin non è il primo personaggio pubblico vittima di un attacco hacker: un episodio simile era successo a Paris Hilton che si era vista “scippare” la password perché (pare) aveva scelto come domanda segreta il nome del proprio cane. Incredibile. Nel 2008 ci sono ancora persone che utilizzano come password il proprio nome, il nickname o dati personali noti a molti.
Un po’ sprovveduta Sarah Palin per diventare vicepresidente degli Stati Uniti, forse avrebbe dovuto accontentarsi di arrivare seconda a Miss Alaska nel 1984.
Facciamo una scommessa sulla password di Flavia Vento?
hahahaha secondo me la password di flavia vento è “flavia”, probabilmente scritta con un errore di ortografia
sbagliato! la mia password è: “sonotroppointelligenteperesserevera”
hahaha!!! quoto alberto.
la pwd della vento sarà “flafia” 😀
comunque per fare gli interessi dello stato dell’alaska, si poteva anche usare un account di incredimail….visto che l’alaska non esiste.
è come il molise: sono invenzioni geografiche ma nella realtà non esistono.
si sente spesso parlare di quanto sia pericolosa la tecnologia ecc, questa è la dimostrazione che ad essere pericolosa è la stupidità delle persone che, pur avento un certo tipo di cultura e addirittura un ruolo al governo, non capiscono un tubo di informatica.
sbagliare è umano, e se anche a livello governativo fa più clamore, non mi sento di condannare la povera sarah. quello che c’è di sbagliato è la mancanza di informazione su certe cose, sui pericoli informatici che sono in agguato. non che non si legga tutti i giorni sui giornali, ma penso che i governi, come gli enti pubblici, come le scuole dovrebbero fare dei corsi per spiegare meglio l’utilizzo di questi strumenti. e poi del resto se ci pensiamo quanti di noi, pur sapendo i pericoli, per pigrizia scelgono password estremamente semplici e non le cambiano mai? è rischioso, lo sappiamo, ma lo facciamo lo stesso.