Doveva debellare il COVID-19, è stato ucciso dalla comunicazione.
Colpa dei giornalisti brutti e cattivi, responsabili di terrorismo mediatico almeno quanto gli scienziati pazzi di Whuan sono colpevoli della diffusione del virus e Bill Gates di usare il pretesto del vaccino per impiantarci un microchip.
Certo, se nello stesso giorno Domani titola “Vaccino AstraZeneca, non facciamoci prendere dal panico”, mentre Repubblica inciampa in un “AstraZeneca, paura in Europa” forse una riflessione sulle modalità di diffusione dell’informazione va fatta. Ma non è l’unica.
Che dire dell’enorme confusione creata da Ema, Aifa, Commissione Ue, Governo, Ministero della Salute, Regioni, Enti Locali, Comunità scientifica e virologi che hanno invaso i palinsesti televisivi sostenendo tutto e il suo contrario? Più onesto il video tutorial di Barbara D’Urso su come sfilarsi i guanti in lattice, a ‘sto punto.
Prendiamo l’Aifa, per dirne una.
Prima non autorizza gli anticorpi monoclonali perché non ci sono abbastanza dati, poi cambia idea nonostante i dati continuino ad essere insufficienti.
Prima autorizza l’uso dell’Idrossiclorochina, poi la sospende per mancanza di efficacia.
Prima autorizza il vaccino AstraZeneca per gli under 55, poi dà l’ok fino a 65 anni, infine lo approva anche per gli over 65.
Il 14 marzo dichiara che l’allarme sui vaccini è ingiustificato, il 15 marzo li sospende, il 18 marzo revoca il divieto.
Metti la cera, togli la cera.
E così, dopo giorni di preoccupazione, allarme e psicosi, ieri ci dicono che il vaccino è sicuro e che la campagna vaccinale può riprendere serenamente.
Così, senza un discorso istituzionale, un premier che rassicuri i cittadini, uno Speranza che si faccia inoculare AstraZeneca come faranno oggi il primo ministro del Regno Unito Boris Johnson e il primo ministro francese Jean Castex.
Quando si parla di salute pubblica, la comunicazione degli Organi preposti a decidere dev’essere univoca, coerente, rigorosa, perché ogni singola notizia può spostare la percezione di milioni di persone e fare la differenza tra il successo e il fallimento di una campagna vaccinale, soprattutto in un Paese che votava Berlusconi perché prometteva di restituire l’Imu.
Esitazione e superficialità si pagano soprattutto in termini di credibilità, e la fiducia nelle autorità scientifiche è l’unica possibilità che abbiamo di arginare la disinformazione, riprendere le vaccinazioni e sconfiggere il virus senza farci travolgere da angosce, irrazionalità e nevrosi in ordine sparso.
Oggi il governo Draghi ha bisogno soprattutto di questo: comunicare.
Altrimenti andremo incontro all’unica disfatta ancor più cocente dello scetticismo: rimpiangere Casalino.