Twitter ha dichiarato guerra alle fake news, nel tentativo di promuovere la discussione informata e “ripulire” le conversazioni da un’eccessiva polarizzazione.
Lo scorso giugno ha iniziato un test sugli utenti Android statunitensi (col progetto di estenderlo a livello globale): nel momento in cui cercavano di condividere un articolo senza averlo prima cliccato, un’etichetta li ha avvertiti: “I titoli non raccontano l’intera storia, potresti leggere l’articolo prima di retwittarlo”.
Le basi proprio, verrebbe da dire, eppure è risaputo che l’impulso alla condivisione è più forte della voglia di leggere.
Troppo spesso l’utente pigro e frettoloso giudica un contenuto dal titolo, dallo snippet, dell’anteprima, fidandosi della fonte o semplicemente affidandosi alle proprie convinzioni e pregiudizi, senza fare alcuno sforzo di approfondimento, dando vita talvolta ad una discussione infuocata e basata sul nulla.
Un paio d’anni fa The Science Post condusse un esperimento clamoroso: pubblicò un articolo composto interamente da un testo in latino (che iniziava col famoso “lorem ipsum”, cioè il “segnaposto” utilizzato da grafici e designer come riempitivo), titolando: “Il 70% degli utenti Facebook legge solo i titoli delle notizie scientifiche prima di commentarle”.
Ha ottenuto oltre 192.000 condivisioni di persone che, evidentemente, non avendolo letto non ne hanno colto l’ironia.
Twitter sta cercando di arginare il fenomeno e di indurre gli utenti a modificare alcuni comportamenti nel medio periodo, seguendo una linea impostata già a marzo quando ha iniziato a rimuovere i tweet contenenti dichiarazioni che contravvenivano le indicazioni delle autorità sanitarie riguardo il Covid-19 (e Trump fu tra i primi a farne le spese).
Ora la piattaforma di microblogging ha tirato le somme del test di esortazione alla lettura, dichiarandosi soddisfatta: i link sono stati cliccati il 40% in più del normale, il numero delle persone che leggono gli articoli prima di condividerli è aumentato del 33% e molti utenti hanno deciso di non retwittare il pezzo dopo averlo letto.
Un piccolo passo verso una Rete più consapevole, che ci induce ad approfondire, ampliare ed eventualmente modificare la nostra visione del mondo, disincentivando la diffusione di notizie con titoli fuorvianti.
Certo che se poi abbiamo a che fare con analfabeti funzionali che cliccano per leggere fake news complottiste su 5G e Bill Gates, allora non c’è invito all’informazione che tenga: non resta che sperare di vederli cadere dal bordo della terra piatta.