I social network hanno rivoluzionato la comunicazione politica, creando luoghi di conversazione diretta che accorciano le distanze tra istituzioni e cittadini.
“Senza Twitter, non sarei qui”, ha rivelato Trump in una recente intervista al Financial Times.
Obama è stato il primo presidente americano a sfruttare tutti i canali digital a disposizione, implementando una raffinata strategia di marketing curata e pianificata nel minimo dettaglio.
Trump, al contrario, si è concentrato su Twitter, buttandosi “di pancia” sul politicamente scorretto al punto che, secondo quanto riportato dal New York Times, nelle fasi finali della campagna elettorale il suo staff gli avrebbe tolto la possibilità di inviare tweet direttamente e senza supervisione (episodio che Obama non ha mancato di commentare divertito: “Non sa controllare il suo account, figuratevi i codici nucleari”).
Ecco come il tycoon utilizza Twitter, e perché ha incontrato tanto favore.
1 – Twitter first
Trump, come Renzi, è malato di annuncite solo che, a differenza del “nostro”, ai proclami fa seguire azioni concrete.
Dopo essere stato eletto, le prime decisioni di The Donald hanno riguardato la sospensione dell’ordine del nuovo Air Force One, la constatazione che i costi degli F-35 sono troppo alti e la volontà di tagliare le spese militari.
Questi provvedimenti, assieme a tanti altri, sono stati comunicati tramite tweet, dando ai followers l’illusione di vivere l’amministrazione Trump in tempo reale.
2 – Twitta come mangia
Trump insulta, minaccia, si lamenta.
Scrive tanto e in prima persona singolare, usando un linguaggio schietto, immediato, talvolta rozzo e aggressivo.
La sua è una spontaneità che abbatte le barriere e convince attraverso l’eliminazione di quei filtri che di norma allontanano la figura istituzionale dal cittadino comune.
I pochi caratteri concessi da Twitter sono perfetti per il suo stile comunicativo: impediscono l’approfondimento e favoriscono l’immediatezza.
In campagna elettorale esagerava anche con i punti esclamativi, poi si è moderato, passando da 15 a un massimo di 3, aggiungendo quel tocco di “signorilità” presidenziale.
3 – I tweet sono conversazioni
Soprattutto durante la corsa alle presidenziali, Trump non si è sottratto al dialogo con giornalisti e influencer, riuscendo a sfruttare al massimo le peculiarità dei social come strumenti di confronto e di contatto diretto.
Consapevole che Twitter non è solo una vetrina ma il luogo ideale per intrecciare conversazioni, il nuovo inquilino della Casa Bianca è riuscito a garantire alla sua comunicazione politica una marcia in più rispetto agli avversari.
Ora non resta che scoprire se la prossima guerra mondiale sarà annunciata in 140 caratteri 🙂