Pur essendo una fanatica di trasmissioni di attualità e programmi d’inchiesta, di norma non seguo Report: trovo che la mancanza di un contraddittorio in studio ne penalizzi l’imparzialità.
Di più. Spesso e volentieri Report propone notizie “a senso unico”, escludendo tutte quelle informazioni che si discostano dalla tesi iniziale che cerca di dimostrare, in una sorta di auto-copiacimento giornalistico lontano dalla verità.
O almeno fino a ieri sera quando Eni, in una Twitter-offensiva senza esclusione di colpi, si è presa il diritto di replica non solo rispondendo all’inchiesta televisiva ma addirittura pubblicando documenti e infografiche.
Una specie di contro-dossier in tempo reale che ha visto schierarsi in prima linea Marco Bardazzi, responsabile della comunicazione Eni, creando un precedente che in queste ore tutto il mondo della comunicazione sta commentando.
Report, infatti, non potendo prevedere il contrattacco, ha scontato la lentezza propria del mezzo televisivo contro la velocità di Eni che si era preparata in anticipo e sferrava fendenti usando la banda larga.
In questo senso, non c’è dubbio: Twitter batte tv 1-0.
Ma proviamo a frenare gli entusiasmi e a razionalizzare.
Se secondo Web News, che ha raccontato la vicenda con dovizia di particolari, “Eni ha scritto su Twitter una pagina della storia della tv rispondendo in diretta alle accuse senza contraddittorio che sono state formulate da Report”… E’ anche vero che questa rivoluzione a cui tutti gridano deve ancora cominciare.
Basterebbe infatti porsi una prima domanda: tutti chi?
Il mondo dei teorici dei mass media non si esaurisce in se stesso.
La controversia tra Twitter e televisione, per ora, si riduce banalmente a qualche centinaia di cinguettii contro milioni di spettatori, il che è già sufficiente a ridurre il fenomeno ad una case history che gli esperti di comunicazione citeranno durante i convegni, o poco più.
Eni ha affilato le armi e mirato al cuore, ma una 30ina di tweet lanciati nel corso della trasmissione è davvero in grado di smuovere quell’opinione pubblica che, da anni, è sottoposta a meticoloso e prolungato indottrinamento televisivo? No.
Insomma, brava la squadra di comunicazione Eni ma, come direbbe mia madre, Twitter ne deve ancora mangiare, di minestra 🙂