Io lo ricordo bene.
Il discorso di Renzi dopo la vittoria alle primarie del 2013: emozionava, coinvolgeva, convinceva.
E siamo stati in tanti a pensare che l’Italia meritasse un’opportunità: quella di cambiare, di evolversi, di guardare al futuro.
Poi? Poi è andato al Governo e le grandi promesse si sono concretizzate in azioni rovinose, dal Jobs Act alla Buona Scuola alla riforma della PA, per terminare con un referendum costituzionale perso clamorosamente.
Si era proposto come “rottamatore”, ma l’unica cosa che è riuscito a rottamare è stato il suo partito, con un importante contributo di carabinieri e guardia di finanza.
E adesso, dopo la “sconfitta” alle amministrative, il Pd vuole rottamare lui: Veltroni, Prodi, Franceschini, Orlando, Cuperlo, Zingaretti… l’attacco alla leadership non solo è martellante, ma arriva da quei “padri nobili” (cit. Ettore Maria Colombo) che da sempre reggono il partito.
Nonostante la politica mi appassioni, ciò che mi preme osservare non è tanto la bagarre interna al centrosinistra, che ha cotto il razzo almeno quanto quella coi 5 stelle, ma il fatto che Renzi, oltre ad aver fallito come politico, stia fallendo anche come marketer.
E’ infatti evidente come, nonostante l’abilità nel proporsi, sia del tutto a corto di idee ma, soprattutto, gli manchi una visione.
Guardiamolo. Nel disperato sforzo di inaugurare un “nuovo corso”, con tanto di “ecosistema digitale di riferimento“ per la partecipazione democratica online, non fa altro che copiare gli avversari, senza scomodare l’inventiva.
E’ partito con un blog personale, al quale ha aggiunto un blog di partito e un’immagine di “cammino”: il tutto pesantemente scopiazzato da Macron.
Ha poi inaugurato Bob, la app per stimolare la partecipazione e l’informazione dei militanti, nel tentativo di creare una community di sostenitori che possa somigliare vagamente a quella dei pentastellati.
Una previsione? Saranno tutti flop.
Perché? Semplicemente perché Renzi è privo di focus: parla di niente. O meglio: parla di tutto. E gli risulta difficile riunire persone attorno a un progetto.
Riflettiamo.
Grillo, con un programma debole e confuso, denuncia i peccati della casta (stipendi e vitalizi in primis) e concentra la sua potenza di fuoco contro l’establishment.
Salvini, con poca sostanza ma tanti slogan, si concentra sul contrasto all’immigrazione: da “aiutiamoli a casa loro” a “l’Italia agli italiani”.
L’ex enfant prodige di Rignano, invece, si è messo “in cammino” verso… il nulla.
E non importa se le amministrative siano state vinte (come sostiene lui) o perse (come sostiene il resto del Pd).
Cioè che conta è che il suo marketing è un fiasco.
Per citare Ferruccio De Bortoli: “In passato ho scritto che Renzi è un maleducato di talento. Ora ho qualche dubbio… sul talento”.