Una cosa che ricordo bene della mia infanzia è la paura.
Paura del buio, dell’uomo nero, del temporale, del dottore, della maestra, delle persone che non conoscevo.
E quando mi svegliavo in piena notte dopo un incubo, di quelli che ti lasciano disorientato, paralizzato e col cuore a mille, la formula per combattere la paura era sempre la stessa: stringere il mio peluche e chiamare il mio papà.
“C’é una cosa sola che ti vorrei insegnare: è di far crescere i tuoi sogni e come riuscirli a realizzare. Ma anche che certe volte non si può proprio evitare: se diventano incubi, li devi sapere affrontare”, cantava Eugenio Finardi in “Mio cucciolo d’uomo”.
Non a caso, proprio questa canzone è stata scelta dalla Fondazione Telethon per accompagnare un video straordinario dedicato a quei papà che ogni giorno affrontano l’incubo peggiore: quello della disabilità del figlio.
Le immagini mostrano 18 padri speciali che assistono i loro piccoli colpiti da malattie genetiche, sostenendoli, con coraggio, attraverso le difficoltà quotidiane.
Perché ci sono uomini che hanno figli.
E poi ci sono i papà (cit).