Se è vero che “c’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé”, come profetizzò Oscar Wilde nel 1890, quando i narcisi digitali della generazione Instagram erano ancora lontani da venire, possiamo affermare con convinzione che Chiara Ferragni, reginetta indiscussa nel mondo dell’influencer marketing, sicuramente non corre rischi.
Tutto ciò che fa (o non fa) si trasforma immediatamente in polemica, che si tratti di personalizzare una bottiglia d’acqua Evian o di organizzare una raccolta fondi per il San Raffaele di Milano.
Ora l’indignazione social è tutta per il suo tour privato alla Galleria degli Uffizi, accompagnato dal direttore Eike Schmidt e immortalato da alcuni scatti su Instagram.
Premetto che non seguo Chiara Ferragni, che per me le sneakers sono ancora scarpe da ginnastica, che non distinguo una Balenciaga da una shopper Ikea e che la moda mi interessa giusto un filo meno delle abitudini di accoppiamento dei macachi giapponesi.
Tuttavia non posso fare a meno di storcere il naso di fronte a leoni da tastiera che si scandalizzano maggiormente per l’ingresso in un museo di un personaggio pubblico che per l’inaccettabile mancanza di investimenti destinati alla valorizzazione dell’immenso patrimonio storico e artistico del nostro Paese.
L’accostamento tra il fenomeno mediatico Ferragni e il tempio del Rinascimento fiorentino è stato percepito come squallida mercificazione da puristi del sapere che nei commenti hanno scritto “Uffizi” con 2 “z” e che hanno visto per la prima volta la Venere di Botticelli dietro le spalle della bionda imprenditrice digitale, magari confondendola pure con la Primavera.
La comunicazione d’impresa e la promozione della cultura, in realtà, sono guidate dagli stessi imperativi: conquistare clienti e far quadrare i bilanci.
In quest’ottica non si capisce perché debba essere considerato negativamente l’interesse di un’influencer che rappresenta un’enorme industria di marketing con oltre 20 milioni di follower, soprattutto se consideriamo che il rilancio del Louvre presso il pubblico più giovane è avvenuto grazie a un video musicale di Beyoncé e Jay Z che, non a caso, ha assicurato al museo parigino il record di visitatori.
Gli intellettuali da social, rigorosamente laureati all’Università della vita, dovrebbero imparare l’arte del connubio tra cultura e nuovi media facendosi un giro su TikTok, dove gli Uffizi coinvolgono un pubblico di giovanissimi attraverso video in cui i protagonisti sono le opere d’arte, arrivando a trasformare Maria de’ Medici ed Enrico IV nei personaggi di ”Viaggi di Nozze” di Verdone.
E intanto, inserendo Caravaggio, Piero della Francesca e Leonardo da Vinci in un contesto di intrattenimento contemporaneo, divertono i nostri ragazzi mostrandogli capolavori, al sicuro dalle raffiche di fuoco di Fortnite.
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