15 giorni di campagna elettorale (ammesso che si fosse mai fermata) e già viene voglia di invocare la Corte europea dei diritti dell’uomo, le teste di cuoio, perfino la Troika.
Mattarella ne aveva sentore, tanto da approfittare del discorso di fine anno per esortare i leader politici ad un confronto caratterizzato da “proposte adeguate, realistiche e concrete”.
Come no.
Ha cominciato Berlusconi che, oltre a detenere notevole esperienza in materia, è particolarmente predisposto a parlare alla pancia degli italiani (più o meno come un lassativo): con abile mossa e scatto felino ha subito puntato al bollo auto, ma l’offerta, con grande clamore della stampa, ha finito per estendersi anche al Jobs Act.
Salvini raccoglie la sfida e rilancia abbondantemente, attestandosi l’abolizione in assoluto più onerosa, quella della legge Fornero, ma riservandosi di aggiungere qualche sparata qua e là, come l’abolizione della Buona Scuola e dell’obbligatorietà vaccinale. Del resto la libertà di infettare i figli degli altri è sacrosanta.
Renzi, con nonchalance, butta lì l’abolizione del canone Rai, ma lo fa con poca convinzione e un pizzico di dilettantismo: il suo forte resta la distribuzione di mancette… improvvisarsi abolitore di tasse inique non è nel suo stile e soprattutto non lo rende all’altezza di competere con chi, in passato, aveva addirittura promesso di restituircele.
Di Maio punta alla qualità della vita e decide di abolire le aperture festive dei centri commerciali per evitare che le famiglie si sfascino: non c’è che dire, le domeniche all’Ikea con la (ormai ex) fidanzata gli hanno aperto la mente.
Peccato solo che non riesca a mantenere lo stesso livello qualitativo con le altre proposte: “Aboliremo 400 leggi già nei primi giorni di governo”. No, non ad minchiam, chevvicredete. Le sceglieranno i cittadini, ça va sans dire. Non è ancora chiaro se tramite consultazione online, referendum o sorteggio.
Dal canto suo anche Grasso, per non rimanere indietro, si lancia in una promessa davvero accattivante: l’abolizione delle tasse universitarie. Finalmente, era ora che qualcuno pensasse ad aiutare i ricchi. Un altro partito di sinistra che finirà “in fondo a destra”.
In pratica, un’intera campagna elettorale giocata sull’abolizione di provvedimenti altrui, in linea con quella controversia politica squisitamente nostrana incentrata sull’incompetenza degli avversari, con buona pace di proposte concrete (dettagliate da relative coperture) e soluzioni costruttive, magari su come abbassare il debito pubblico, freno principale alla crescita del Paese.
In questo quadro desolante, l’unica abolizione davvero sensata risulta essere quella proposta da Fitto: “Aboliremo gli sprechi tagliando la spesa pubblica eccessiva e improduttiva”.
Cioè tutti i parlamentari, senza eccezioni.