Il 21 giugno del ’73 Giorgio Almirante, segretario del MSI proveniente da Trieste e diretto al Quirinale, si fermò al Mottagrill Cantagallo, area di servizio alle porte di Bologna, per fare benzina e mangiare qualcosa.
Ma i camerieri lo riconobbero e incrociarono le braccia: niente caffè e niente benzina. Troppo fresco il ricordo dei 1830 morti di Marzabotto per servire un ex repubblichino, fiancheggiatore dei nazisti contro i partigiani.
Non ho potuto fare a meno di ripensare a questo episodio quando ho letto la notizia che, in una gelateria milanese, una giovane commessa si è rifiutata di servire Salvini perché “è un razzista”.
Ha solo 20 anni Nadia e, nonostante appartenga a una generazione dal futuro incerto, che rimbalza da un contratto interinale a un lavoro temporaneo, conserva una consapevolezza tanto incontaminata quanto rivoluzionaria: la xenofobia non è tollerabile, indignarsi è assolutamente lecito e il pensiero critico è ancora consentito.
Il suo gesto spontaneo, che conserva tutta la bellezza di una gioventù indomita per nulla rassegnata, ha rotto gli schemi del conformismo dilagante, ricordandoci che opporre resistenza a quella macchina politica che affida il suo successo a discriminazione e nazionalismo non solo è legittimo: è democratico.
E mentre noi adulti, per tutelare i nostri diritti, ci opponiamo con veemenza allo Ius Soli, Nadia ci ricorda che per i giovani d’oggi il problema non si pone nemmeno: la società è già multietnica e il razzismo, semplicemente, non è contemplato.