Ultimamente si parla molto di privacy e di “Internet reputation”, che non è altro che la reputazione che una persona ha nel Web. In poche parole basta andare su Google, digitare nome e cognome e vedere cosa salta fuori: in molti casi non tutto ciò che appare è edificante.
Di fronte ai danni di immagine che Internet può arrecare, gli strumenti giuridici oggi a disposizione per tutelarsi sono inadeguati, e non c’è modo di difendere la propria “reputazione virtuale”.
Per far fronte a questo problema sono nate diverse società, dalle inglesi Tiger Two e Distilled alla californiana Reputation Defender, che è forse la più nota: fondata quasi per gioco da Michael Fertik, a 2 anni dalla nascita si ritrova ad avere oltre 60 dipendenti e a dover fronteggiare richieste sempre più numerose.
I “reputation cleaners” (pulitori di reputazione) ovviamente non possono cancellare i siti che vi danno dell’impotente o della ninfomane, ma possono indirizzare i motori di ricerca verso le pagine online che parlano bene di voi, in molti casi immettendole ad hoc. Il tutto per somme variabili che spesso si aggirano attorno ai 10 dollari al mese.
Tra i personaggi famosi che hanno fatto ricorso ai pulitori online pare ci sia Kate Moss, la quale evidentemente riteneva inappropriato che su Internet si parlasse solo dei suoi scandali e del suo interesse per la droga.
Oggi in particolar modo Facebook è tenuto d’occhio dalle aziende per farsi un’idea dei candidati ai posti di lavoro.
Se cercate lavoro vi consiglio di far sparire quella foto col perizoma leopardato in testa e le chiappe al vento.
personalmente, in tutte le foto che ho su faccialibro, sono ubriaco. in TUTTE!
credo traspaia che sono allegro, o almeno lo spero.
a me il perizoma leopardato in testa dona molto, e pure la lattina di birra nel sedere 😉
onestamente il tutto mi perplime non poco. che un datore di lavoro vada a guardare il tuo profilo su facebook per giudicare la tua serietà è assurdo. tutti noi ci siamo ubriacati e abbiamo fatto cazzate, solo che prima nessuno lo veniva a sapere, adesso basta andare su facebook e qualcosa di compromettente c’è di sicuro. ma siamo sempre le stesse persone e facciamo sempre le stesse cose, a porte aperte o chiuse
la mia reputazione online riflette a perfezione quella che ho nella realtà, io sono un idiota “nature”
@samu: “tutti noi ci siamo ubriacati e abbiamo fatto cazzate” sei saggio, ma io non ho fatto altro nella vita… speriamo che il mio datore di lavoro stia lontano da faccialibro.
@webbo: mi riconosco perfettamente nella tua descrizione e mi sento come te.
il web può essere un gioco. facebook è un gioco. le chat sono un gioco. giudicare le persone in base a ciò che si vede in questi posti è ridicolo
certo che kate moss è un fenomeno… forse è più inappropriato imbottirsi di droga che preoccuparsi di cancellarne le tracce da internet, no?