E’ successo di nuovo, il Web si è scatenato nell’ennesimo linciaggio digitale: un tripudio di giudizi, derisione, offese personali e professionali indirizzate ad alcune persone comuni che sono finite, loro malgrado, in un tritacarne mediatico.
Un video autoprodotto per un contest aziendale, nel quale i dipendenti della filiale di Intesa San Paolo di Castiglione delle Stiviere intonano, assieme alla direttrice, una canzone improbabile, è stato diffuso in Rete, innescando un meccanismo incontrollabile che ha distrutto l’immagine pubblica dei protagonisti.
Se è vero che, con la sua assurdità e goffaggine, il filmato aveva tutte le carte in regola per diventare virale, è altrettanto vero che non è stato pensato per essere esposto al pubblico scherno e che i dipendenti di una banca possono essere competenti e professionali senza necessariamente possedere talento creativo o canoro.
Considerazioni inutili.
Quando il pubblico di webeti si infiamma e sceglie il suo bersaglio, ogni tentativo di razionalizzare fallisce inesorabilmente e l’oggetto della furia mediatica, reiterato innumerevoli volte, rimbalza sui social perdendo ogni diritto all’oblio.
Come contrastare il lato oscuro della Rete?
Esiste la polizia postale, la magistratura, i gestori dei siti ma soprattutto esiste la scuola dove gli untori digitali dovrebbero imparare a condividere consapevolmente.
La necessità una web-alfabetizzazione, di un’educazione all’uso degli strumenti social è quanto mai attuale e deve veicolare un messaggio fondamentale: postare contenuti che non discriminano tra pubblico e privato non solo non è divertente, è bullismo.
Restiamo umani.