Succede di continuo: il mondo dell’informazione è in crisi, i quotidiani in edicola non vendono, i giornali online non monetizzano, i giornalisti vengono licenziati.
Ma, mentre in Italia L’Unità è di nuovo al capolinea, dopo un solo anno e mezzo dalla riapertura (sono già state annunciate le lettere di licenziamento collettivo al comitato di redazione), dagli Stati Uniti arriva una notizia che fa riflettere (e sperare): il Washington Post è in procinto di assumere decine di persone.
Il miracolo è stato compiuto da Jeff Bezos, fondatore di Amazon, che nel 2013 comprò la testata al prezzo “ridicolo” di 250 milioni di dollari, soprattutto se pensiamo che si trattava di uno dei brand editoriali più prestigiosi al mondo, simbolo della libertà di informazione e dell’indipendenza dal potere politico, il giornale del Watergate e delle inchieste da premio Pulitzer.
Bezos ha iniziato la sua avventura investendo per mettere la vecchia testata al passo coi tempi. Vennero assunti un’ottantina di figure tecniche: programmatori, web analyst, big data analyst, web designer e video editor. Tutti piazzati nell’enorme newsroom per lavorare fianco a fianco con i giornalisti, in modo da costruire storie sempre più multimediali, in grado di catturare nuovi pubblici (con linguaggi e contenuti innovativi) e moltiplicare i contatti sulle piattaforme distributive più eterogenee (Il Sole 24 ore).
Oggi, ogni notizia viene declinata in decine di modi e linguaggi diversi e distribuita su canali di ogni tipo per tutte le tipologie di lettori ma, rigorosamente, senza dimenticare il giornalismo di qualità, quello d’inchiesta, nel quale Bezos non ha mai smesso di credere e che ogni giorno dà prova di coraggio e onestà: dall’emailgate di Hillary Clinton ai finanziamenti illeciti di Donald Trump.
Investimenti quindi, buon giornalismo ma soprattutto “visione”: Bezos ha infatti intuito che il modello di business vincente fosse fornire un’informazione di alta qualità a basso costo, e ha venduto una caterva di abbonamenti a 36 dollari l’anno.
Dopo 3 anni dall’acquisizione, il Washington Post viaggia alla velocità della luce: il numero dei suoi abbonati è cresciuto del 75% solo negli ultimi 12 mesi, confermando la lezione del patron di Amazon: “La cosa più pericolosa è quella di non evolvere”.