Negli Stati Uniti la psicanalisi online è una realtà in crescita e la “cyberpsicologia” è una specializzazione entrata a far parte del percorso di studi in molte università: si tratta dello studio del comportamento in relazione alla realtà virtuale, necessario perchè ognuno di noi è sempre più un soggetto digitale che vive nella Rete.
Addio quindi alla psicologia tradizionale e alle macchie di Rorschach: i pazienti sono cambiati e di conseguenza sono cambiate le patologie ed è cambiata la professione dello psicologo.
La postmodernità ha sostituito il faccia a faccia tra analista e paziente con lo “schermo a schermo”: se è impossibile seguire un percorso di psicoterapia via email, non è altrettanto impossibile farlo via Skype tramite videoconferenza.
Anzi, ci sono patologie per le quali la psicoterapia online è proprio la forma più indicata: è il caso di pazienti agorafobici o anoressici che hanno difficoltà a relazionarsi col mondo reale ma che in quello virtuale si trovano perfettamente a proprio agio.
Recentemente si è sentito parlare spesso di “dipendenza da Internet”, fenomeno che in Giappone avrebbe già raggiunto dimensioni impressionanti: si parla di 800.000 casi tra giovani in età compresa tra i 12 e 20 anni. Questi ragazzi vengono definiti “hikikomori” che, letteralmente, significa “isolati”, cioè persone che rifiutano la società giapponese caratterizzata da un’alta competizione e si chiudono in casa davanti allo schermo del pc: Internet diventa il loro unico strumento di comunicazione e la psicoterapia online è la sola forma attraverso la quale poter intervenire.
E se Freud fosse ancora tra noi?
Probabilmente cercherebbe di curare il nostro avatar.
tutta la nostra vita si sta riversando online. quanto tempo è che non mettiamo più piede in una banca o in un ufficio postale? non ci trovo nulla di strano nel seguire un percorso di analisi online
Oggi si parla di cyberbullismo, di cyberdipendenza, di cyberpsicologia. Sull’argomento è uscito anche un libro di Maurizio Cardaci: ciber-psicologia
Siccome sono un nerd…skype non va molto bene per videoconferenze: io preferisco Polycom, che tra l’altro usa il protocollo h.232 ed e’ encripted.
Adesso mi metto a cercare l’analista on-line…
Fosse ancora tra noi, Freud cercherebbe di collegare le paranoie degli avatar ad una forma introspettica di dipendenza dal sesso 2.0
P.S.
Mi piace il tuo stile, scrivi bene.
Continua così 😉
Grazie mille Gio, continua a seguirmi 😉
io non vedo l’ora che arrivi il cyber-prozac…. tipo droga sonora… ti scarichi il file, te l’ascolti per una decina di minuti e poi ti senti tranquillo e rilassato ed eviti di andare a fare strage di vecchiette in un supermercato 🙂
il cyber prozac… ah se lo inventassero sul serio!!