Si fa un gran parlare ultimamente di Web 3.0, da quando Viviane Reding, commissario Ue ai Media, ha annunciato che in Europa è tutto pronto per accogliere questa rivoluzione.
Il vocabolo è già stato inserito su Wikipedia come “termine a cui corrispondono significati diversi volti a descrivere l’evoluzione dell’utilizzo del Web e l’interazione fra gli innumerevoli percorsi evolutivi possibili” e Geekissimo ha creato un’apposita categoria di discussione.
Se il Web 2.0 ci ha fatto scoprire l’interazione, la condivisione, la collaborazione… gli studiosi affermano che il Web 3.0 ci offrirà una nuova esperienza: quella della personalizzazione.
Ma come sarà questo Web del futuro?
Le ipotesi attualmente più attendibili parlano di Web semantico, di Intelligenza artificiale e di Web geospaziale.
La prima e anche più accreditata ipotesi è rappresentata dal Web semantico, un network che permetterebbe ad ogni genere di dati di potersi collegare tra loro. Significa che non ci troveremo più di fronte a una raccolta di pagine separate che vengono raggiunte attraverso i Motori di Ricerca, ma a collegamenti diretti tra le varie informazioni in grado di generare ogni tipo di servizio: ad esempio un indirizzo stradale inserito in una pagina Web si collegherà direttamente ad una mappa capace di mostrare la sua posizione, evitando di effettuare una ricerca su un sito come Google Maps, la quale sarà a sua volta collegata alla descrizione del percorso o ai mezzi pubblici che consentono di raggiungere la via d’interesse o alla possibilità di impostare il percorso direttamente sul navigatore. In pratica il Web semantico riuscirà a unificare tutte le informazioni in modo che si possa essere sempre collegati ad altre informazioni rilevanti e pertinenti.
Una seconda prospettiva possibile riguarda la diffusione dell’intelligenza artificiale, cioè la capacità del computer di svolgere ragionamenti caratteristici dell’uomo.
Un Web capace di interagire in modo quasi umano è piuttosto improbabile, tuttavia esistono tecnologie, come quelle implementate da IBM e Google, che consentono di “prevedere i comportamenti umani” attraverso sofisticati sitemi di data mining in grado di estrarre dati significativi da una miriade di informazioni irrilevanti: ne è un esempio WebFountain che ha consentito di determinare in anticipo i brani musicali più venduti analizzando le tendenze sui social network utilizzati dagli studenti dei college.
Lo studio delle informazioni che riguardano l’interesse espresso durante la navigazione da parte di un software evoluto sarebbe l’introduzione alla possibilità di trasferire al computer bisogni, gusti e comportamenti.
La terza prospettiva, infine, riguarda il Web geospaziale (o Web 3D), cioè la trasformazione del Web in una serie di spazi 3D condivisi: si tratta di un sistema di esplorazione geografica delle informazioni, una sorta di mix tra Google Earth, Google Map e Virtual Earth attraverso il quale poter visualizzare ogni angolo del nostro pianeta attraverso mappe dettagliate che possono essere ruotate, inclinate o ingrandite senza soluzione di continuità.
C’è da chiedersi quanti Web-punto-qualcosa riusciremo a vedere nella nostra vita e attraverso quali esperienze saranno in grado di condurci ma, soprattutto, quante altre trovate di marketing battezzeranno una nuova versione del Web.
C’è anche da chiedersi quanto tutte queste “facilitazioni” siano portatrici di vera evoluzione o al contrario di una certa involuzione nella nostra intelligenza.
http://cashbit.wordpress.com/2008/10/13/web-30-intelligenza/
per dirla con la mia vetusta ignoranza – ma con una grande passione che salta ostacoli e pozze – non siamo che all’inizio eppure il SocialWeb sta già fagocitando i miseri blogger appassionati più dai commenti che dai contenuti (nel senso buono ovvio) e ormai twitter, tumbler e tutti quelli che non conosco eppure già esistono, ti fanno galoppare per restare aggrappato e non perderti, e questa notizia (Web3) sarà appannaggio di quei pochi (o relativamente tanti) che smanetteranno in ogni occasione, circostanza, ufficio o metropolitana inviando in telecinesi foto, didascalie o formulando newposts con la mente…
Alex
io mi auguro che la prospettiva relativa all’intelligenza artificiale, cioè quella di far fare ai computer i ragionamenti caratteristici dell’uomo, possa essere migliorativa rispetto alla situazione attuale, oggi l’uomo, a mio avviso, ha processi decisionali non particolarmente affidabili…quindi starei attento a far assomigliare il computer all’uomo, potremo trovarci in men che non si dica pieni di repliche di george bush, ci conviene?
o pieni di repliche di Ghandi… sta solo in noi 😉
Tutto questo gia’ esiste da diversi anni:
http://secondlife.com/
Le nuove tecnologie affascinano e fanno paura, da sempre. La discriminante è sempre chi le usa e come. Il web lo usano tutti, è la riproduzione monodimensionale di un universo tridimensionale (tanto per limitarci a quello che vediamo con gli occhi e percepiamo coi sensi) in cui ciascuno fa la sua parte, indipendentemente dall’età, dal ceto sociale, dalla razza, dalla religione…
Un web più intelligente e performante conviene dunque a tutti e non deve spaventarci; per certi versi potrebbe rappresentare anche il Batman che smaschera i bugiardi e che ci restituisce un elenco di risultati imparziali, oggettivi e basati sui calcoli, anziché sulle sensazioni o sui gusti.
Che qualcuno possa strumentalizzare un mezzo tanto potente, ammesso che si arriverà ad implementarlo, non deve sorprendere né spaventare; questa è la nostra società e i pericoli aumentano all’aumentare delle possibilità. Non troppi anni fa un uomo era in grado di uccidere al massimo un altro uomo alla volta, passandolo alla spada o colpendolo con qualche oggetto contundente; oggi un solo uomo può schiacciare un pulsante e lanciare una testata nucleare uccidendone milioni… è il progresso, questo!