La casa immersa in un silenzio avvolgente, l’incedere leggero dei miei passi sul parquet, la fiamma azzurra che arroventa il fondo della moka, il raggio di sole che filtra obliquo attraverso i vetri opachi di smog.
Il mondo prende vita assieme al borbottio del caffè, all’aroma inconfondibile che si spande nella stanza, al liquido nero e fumante che scavalca il beccuccio cadendo sul fuoco e alla prima imprecazione del mattino: il nuovo giorno può ufficialmente cominciare.
Uno come tanti, ma ultimo di questo 2016 scandito da un incessante susseguirsi di eventi quotidiani e straordinari, di sguardi, voci e respiri gettati a caso nel frullatore della vita.
Finalmente. Quest’anno volge al termine, portandosi via quel perenne Saturno contro, quei “se” e quei “ma” che paralizzano giornate intere, quelle porte mai chiuse che sbattono più forte ad ogni soffio di vento.
E’ stato un anno di equilibri instabili, musica a palla, libri sparsi sul comodino, bottiglie vuote, messaggi alle 3 di notte, albe che incendiano il cielo, occhiaie costanti e sorrisi inaspettati.
E’ stato un (altro) anno di Twitter, di news in tempo reale, di km percorsi con le dita e di mondo a portata di tap, mentre Facebook resta invaso dai gattini e dribblato dai neuroni.
Soprattutto è stato un anno di persone: punti fermi mentre la giostra gira, energia positiva che governa le mie giornate stringendomi in quell’ “andrà tutto bene” che scavalca l’incertezza e annienta ogni paura.
Un altro anno sta per finire ed eccomi qua.
Ad isolare fotogrammi di bellezza da un groviglio di pensieri, fino alla notifica che interrompe ogni magia: “Festeggia il Capodanno con Gigi D’Alessio”.
Caro 2016. Stronzo fino all’ultimo.
Un 2015 senza risposte ma con tanta gratitudine
Profumi e calore di un 2014 pieno di persone
La felicità del 2013, in un bicchiere
2012: il mio backup
Il mio 2011, tra reale e virtuale